L'EQUAZIONE DI CAMBRIDGE
LA FORMULA DELL'EQUAZIONE DI CAMBRIDGE
EQUAZIONE DI CAMBRIDGE
L'equazione di Cambridge è detta anche teoria monetaria della scuola di Cambridge. Questo nome deriva dal fatto che la teoria fu elaborata dagli economisti di Cambridge nella prima metà del '900. Tra questi economisti ricordiamo soprattutto Marshall e Keynes.
L'equazione di Cambridge non è altro che una diversa formulazione della teoria quantitativa della moneta.
L'equazione di Cambridge è la seguente:
M = k·P·Q
dove
- M è la quantità di moneta esistente;
- Q è la quantità di beni e servizi scambiati;
- P è il livello generale dei prezzi;
-
k rappresenta la percentuale di reddito reale che gli individui tengono a propria disposizione sotto forma di contante e di depositi bancari a vista.
TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA E EQUAZIONE DI CAMBRIDGE
La teoria quantitativa della moneta parte dall'equazione degli scambi, ovvero:
MV = PQ.
Ora, noi poniamo
k = 1/V
dove V rappresenta la velocità di circolazione della moneta.
Da questa relazione possiamo trovare, con alcuni passaggi, il valore di V:
V· k = (1/V) · V
V· k = 1
(V· k)/k = 1/k
V = 1/k.
Pertanto
MV = PQ
può essere scritta come segue:
M·(1/k) = PQ.
Da essa otteniamo:
M·(1/k) · k = PQ·k
M = kPQ.
Abbiamo dimostrato che l'equazione di Cambridge, da un punto di vista formale, è identica all'equazione di Fischer. Va detto, però, che le due formule hanno un diverso significato economico.
PRINCIPALI DIFFERENZE
Le principali differenze tra queste due formulazioni sono:
- nella formula di Cambridge
non appare la velocità
di circolazione della moneta (V). Secondo gli
economisti di Cambridge, l'equazione di Fisher non tiene conto
della scelta da parte dei soggetti di
trattenere una parte di moneta in forma liquida:
quando cresce la quantità di moneta trattenuta in forma
liquida, diminuisce la velocità di circolazione della moneta.
Quindi vi è un rapporto inverso tra quantità di moneta
trattenuta in forma liquida e velocità di circolazione della
moneta. Tale rapporto può essere espresso come segue:
k = 1/V;
-
nella formula di Cambridge il valore delle merci scambiate PQ è sostituito con il PIL (Prodotto Interno Lordo) ovvero il valore dei beni e dei servizi prodotti in un paese, in un certo periodo di tempo, dalle imprese, dallo Stato e dagli altri enti pubblici. Il vantaggio è che il PIL è desumibile dalla contabilità nazionale.
L'equazione di Cambridge, quindi, può essere scritta anche nel modo seguente:
M = kY
dove Y rappresenta il Prodotto Interno Lordo.
FORMULAZIONE DI KEYNES
Nella formulazione dell'equazione di Cambridge di Keynes viene effettuata una distinzione tra:
- scambi effettuati in moneta legale, cioè moneta priva di riserve di metalli preziosi e quindi priva di un valore intrinseco;
- scambi effettuati in moneta bancaria.
Indichiamo con:
- H la quantità di beni e servizi scambiati in moneta legale. Essi dipendono dalla quantità di moneta che i soggetti trattengono in forma liquida;
- K la quantità di beni e servizi scambiati in moneta bancaria. Essi dipendono dalla quantità dei depositi bancari.
Va osservato che la quantità di moneta bancaria in circolazione dipende anche dalla riserva monetaria che le banche detengono per far fronte agli impegni assunti nei confronti dei clienti.
Se indichiamo con r il rapporto tra l'ammontare di tale riserva e il totale della moneta bancaria in circolazione possiamo scrivere:
M = P (H + rK).
Questa relazione ci dice che la quantità di moneta in circolazione (M) dipende:
- dalle autorità monetarie che determinano la quantità di moneta legale da emettere (H);
- dal sistema bancario dato che l'entità della riserva (r) è fissato dalla banca centrale.