LE ORIGINI DELLA MONETA
BARATTO, MONETA-MERCE, MONETA METALLICA, MONETA CARTACEA
IL BARATTO
Nelle economie primitive le famiglie erano in gran parte autosufficienti: esse, cioè, producevano al loro interno la maggior parte dei beni di cui avevano bisogno. Dalla lavorazione della terra e dall'allevamento del bestiame ricavavano i prodotti per nutrirsi, il necessario per ottenere i tessuti e i capi di abbigliamento.
Col passare del tempo iniziò la divisione e la specializzazione del lavoro. Ogni individuo si dedicò in modo particolare ad una certa attività: la pesca, la caccia, l'artigianato, l'agricoltura, l'allevamento del bestiame.
Fu allora che iniziarono gli scambi commerciale. Essi erano basati sul baratto, ovvero sullo scambio di un bene o servizio contro un altro bene o servizio.
LIMITI DEL BARATTO
Lo scambio fondato sul baratto presentava molti inconvenienti:
- i bisogni del venditore dovevano coincidere con quelli del compratore. Esempio: se Tizio voleva vendere dei cavalli e comprare dei buoi, doveva trovare una persona che volesse vendere dei buoi e comprare dei cavalli;
- anche le quantità che le due parti volevano scambiare dovevano coincidere soprattutto nel caso di beni indivisibili. Esempio: se Tizio voleva vendere 2 cavalli per comprare un bue e trovava una persona disposta a vendere dei buoi, ma che intendeva acquistare un solo cavallo, lo scambio non era fattibile;
- se la merce da scambiare era deperibile bisognava riuscire a scambiarla in tempi brevi altrimenti si correva il rischio di vedere deteriore la merce e perdere la possibilità di effettuare lo scambio;
- ogni volta che si voleva effettuare uno scambio era necessario stabilire il valore di entrambi i beni scambiati.
DAL BARATTO ALLA MONETA-MERCE
La diffusione dell'agricoltura portò ad una crescita dei prodotti agricoli e degli scambi.
Date le difficoltà che si avevano con il baratto, si iniziarono ad utilizzate dei beni come intermediari degli scambi: si trattava di beni esistenti in natura, stimati da tutti, che venivano accettati come strumenti di pagamento. Essi prendono il nome di moneta naturale, proprio perché si tratta di beni presenti in natura, o di moneta-merce.
Non tutti i popoli antichi usarono le stesse monete naturali. Dove era diffusa la pastorizia furono usati i capi di bestiame: non a caso il termine pecunia viene dal latino pecus, ovvero "gregge". In Abissinia si usava il sale, in Grecia gli utensili, in Cina le conchiglie. Monete naturali furono anche il grano, le pelli, il bronzo.
CARATTERI DELLA MONETA-MERCE
Affinché un bene potesse fungere da moneta doveva presentare alcune caratteristiche:
- la conservabilità nel tempo, quindi non poteva trattarsi di beni deteriorabili che avrebbero perso il loro valore nel tempo;
- la larga diffusione, in modo da garantirne una ampia accettazione;
- la trasferibilità nello spazio;
- la stabilità di valore in quanto il valore del bene deve essere costante nel tempo e da un luogo all'altro;
- la divisibilità, cioè la possibilità di essere suddivisa senza perdita di valore. Esempio: se un grammo d'oro viene diviso in due parti uguali, ognuna di esse varrà la metà di un grammo. La stessa regola, invece, non vale per una pecora, un cavallo, un diamante.
MONETA METALLICA
Quando, intorno al VII secolo a.C. si ebbe la fondazione delle colonie Greche, gli scambi si intensificarono e la moneta-merce lasciò il suo posto ai metalli nobili, in particolare oro e argento, accettati ovunque.
Essi presentavano tutti i requisiti della moneta-merce, inoltre potevano essere fusi e coniati. In questo modo, la moneta poteva essere accettata anche nei paesi stranieri, dove il metallo poteva essere fuso e usato per coniare monete accettate nel proprio paese.
MONETA STATALE
Intorno al 600 a.C., probabilmente a Mileto, fu emessa la prima moneta statale con il simbolo della città.
Nell'arco di un secolo la moneta statale si diffuse in tutto il Mediterraneo.
MONETA CARTACEA
La moneta cartacea fu, probabilmente, introdotta nel IX secolo d.C. dai Cinesi, mentre in Europa si diffuse solamente a partire dal XVII d.C.
Quando gli scambi iniziarono ad intensificarsi, aumentò anche la domanda di moneta, ma l'offerta dei metalli preziosi non era facilmente controllabile. D'altra parte, il trasporto di grandi somme di denaro comportava enormi rischi di furti e di perdite e costi da sostenere molto elevati. Così, poco alla volta, si diffuse la moneta cartacea.
Ad introdurre le banconote furono i banchieri che rilasciavano, a coloro che depositavano monete metalliche e metalli preziosi presso di loro, dei biglietti convertibili in oro. Chiunque era in possesso di tali biglietti poteva recarsi presso la banca emittente e chiedere l'equivalente in oro o in monete metalliche.
Successivamente alle banconote venne riconosciuto valore legale: in altre parole, esse dovevano essere accettate in pagamento per legge, ma potevano anche essere convertite in oro presso la banca di emissione.