LIBERISMO E PROTEZIONISMO
LIBERISMO E PROTEZIONISMO: DIFFERENZE
POLITICA COMMERCIALE
Quando si parla di politica commerciale si fa riferimento a quell'insieme di provvedimenti adottati da uno Stato per disciplinare i rapporti commerciali con il resto del mondo.
La politica commerciale di una nazione può essere improntata a due diversi atteggiamenti:
- il liberismo;
- il protezionismo.
Questi due atteggiamenti sono in completo contrasto l'uno con l'altro. Potrà accadere anche che uno Stato adotti una politica commerciale che assuma posizioni intermedie tra questi due estremi.
LIBERISMO
Il liberismo consiste nel libero scambio tra Stati diversi. In altre parole non esistono barriere di alcun tipo che possano ostacolare gli scambi commerciali internazionali.
Secondo i suoi fautori, il liberismo porterebbe ad una riduzione dei costi di produzione dovuta al tentativo delle imprese di migliorare la qualità dei prodotti e di ridurre i prezzi al fine di risultare maggiormente competitive sul mercato internazionale.
Va detto, però, che il liberismo presenta dei limiti. Se gli scambi intervengono tra paesi sviluppati e paesi sottosviluppati, questi ultimi sono svantaggiati dal libero mercato, e viene accentuata ancora di più la loro condizione di inferiorità.
Esempio: immaginiamo che il paese X sia un paese industrializzato e il paese Y un paese povero. Il paese X esporta beni ad alta tecnologia nel paese Y ed importa materie prime dal paese Y. In questo modo il paese Y rimarrà sempre un paese produttore di materie prime e non diverrà mai un paese con una propria industria.
PROTEZIONISMO
Il protezionismo consiste nell'adozione, da parte di uno Stato, di una politica che limita le importazioni, mentre favorisce le esportazioni.
Il protezionismo ha come vantaggi quello di:
- favorire lo sviluppo di industrie nascenti. Nei paesi meno sviluppati, il protezionismo può essere utile a tutelare queste industrie dalla concorrenza straniera permettendo il loro decollo. Quando l'industria è sufficientemente forte le misure protezionistiche possono essere rimosse. Per questa ragione alcuni autori ritengono che questa forma di protezionismo debba essere transitoria e cessare quando il processo di sviluppo economico del paese è ormai ben avviato;
- tutelare l'occupazione. Poiché col protezionismo le industrie interne vengono aiutate favorendone la crescita, ciò si riflette positivamente anche sull'occupazione;
- evitare che lo Stato si trovi in una situazione di dipendenza dall'estero. Quando una nazione si specializza in alcune produzioni e importa, determinati prodotti da altri paesi, si può venire a trovare, in periodi di crisi internazionali (come ad esempio in caso di guerre) nella condizione di dipendere dall'estero e ciò limiterebbe anche la sua libertà politica.
Anche il protezionismo non è privo di svantaggi. Esso, infatti, può comportare:
- una minore competitività delle industrie interne che non sono spronate al miglioramento dalla concorrenza straniera;
- la possibilità di rimanere sprovvisti di beni che non sono prodotti all'interno del paese;
- la possibilità che gli altri Stati, per ritorsione, impediscano le importazioni dal paese che adotta una politica protezionista.
Il protezionismo ha avuto una grande diffusione nel periodo del mercantilismo.
MISURE PROTEZIONISTICHE
Il protezionismo viene realizzato soprattutto attraverso due strumenti:
- i dazi doganali;
- i contingenti d'importazione.